Dopo quelle di Libera Caccia, sono arrivate anche le esternazioni di Arci Caccia sul calendario venatorio 2018-2019 del Lazio. Come scritto dal presidente regionale Giuseppe Pilli, dalla lettura del decreto del Presidente Zingaretti sembra di capire che quest’anno i cacciatori laziali non potranno avere la cosiddetta preapertura, e cioè anche quella già limitatissima facoltà concessa dalla normativa generale di anticipo dell’esercizio venatorio, in particolare rivolto alla tortora.
Diversamente da come auspicato e lasciato intendere in sede di consultazione preventiva col mondo venatorio di uniformarsi con le regioni limitrofe in materia per periodi e specie, il Lazio pare andare in tutt’altra direzione, tornando indietro da una pratica ormai consolidata da anni e per la quale non sussistono nuove ragioni di ripensamento, né tecniche né ambientali Dal decreto, senza motivazioni esplicite e senza interlocuzioni con gli organismi di consultazione regionale e tantomeno con le AAVV, invece largamente rincorse in campagna elettorale, è sparito infatti lo specifico allegato. Per ora si lasciano parlare i fatti e sembrano abbastanza chiari nel limitare senza ragioni l’attività venatoria.
O dobbiamo pensare che una semplice opinione del nuovo Ministro dell’Ambiente faccia legge? Toscana ed Umbria, solo per citare le regioni più vicine e con le quali sarebbe non solo utile ma necessario concordare in materia le normative, hanno già tranquillamente deliberato per la preapertura e garantito per tempo ai cacciatori interessati certezza sul come poter affrontare l’imminente stagione venatoria. Forse i precari equilibri di consiglio non consentono a Zingaretti di fare quello che ha sempre fatto, anzi di migliorarlo come s’era auspicato, uniformando le date e allargando anche alla specie affine colombaccio la preapertura, sempre in sintonia con le regioni limitrofe?
O dobbiamo pensare che lo sforzo programmatorio e gestionale che sta affrontando l’Assessorato Regionale nel quale l’Agricoltura e l’Ambiente sono unificati si limiti a riproporre una Delibera di Giunta che norma l’assetto degli ATC obbligando entro il 2018 a comprimere i componenti nei Comitati di Gestione riducendoli obbligatoriamente a 10 impedendo di fatto la rappresentanza delle Associazioni Venatorie e la partecipazione democratica? Sarebbe quindi il caso che chi di dovere chiarisca la situazione e non si faccia finta che la questione non esiste. O nemmeno il rispetto meritiamo?