Che le nutrie siano un problema è cosa nota, un nuovo allarme è stato lanciato in occasione dell’assemblea di zona Cia che nei giorni scorsi si è tenuta a Porto Tolle. Secondo una delle ultime stime sarebbero circa 200mila gli esemplari presenti attualmente in Polesine con i danni che comportano agli argini e conseguente rischio idrogeologico.
Durante l’incontro il direttore dell’associazione di categoria di Rovigo, Paolo Franceschetti ha rilevato: «Diamo atto alla Regione di avere attivato, lo scorso agosto, il Piano regionale di controllo della nutria, anche a seguito delle varie istanze che abbiamo sottoposto nelle sedi opportune. Ci auguriamo che le operazioni di contenimento vadano avanti con regolarità, come ha dimostrato in questi mesi la stessa amministrazione regionale. Parallelamente occorre procedere con un programma generale di sterilizzazione».
Secondo i calcoli riportati i danneggiamenti procurati dalla nutria in tutta la provincia ammonterebbero a oltre mezzo milione di euro all’anno. Questi animali, infatti, sono soliti scavare le proprie tane negli argini di canali, scoli e fossi mettendo anche a rischio l’incolumità degli agricoltori che, quando transitano a ridosso delle arginature coi propri mezzi agricoli, rischiano il ribaltamento dato che i terreni costellati di fori risultano maggiormente franosi. Cia Rovigo ritiene pertanto necessaria una modifica della legge 157 del 1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica”. Secondo Franceschetti: «La normativa che regola la materia deve venire cambiata al fine di raggiungere un punto di equilibrio, nell’ambito di una biodiversità che preveda una naturale coesistenza delle diverse varietà della fauna.
Oggi più che mai occorre andare oltre il principio della protezione per giungere a quello di una corretta gestione della stessa fauna selvatica, va quindi ricercata quale sia la densità ottimale». Al tavolo cui ha partecipato anche la vicesindaco Silvana Mantovani, il responsabile fiscale Susy Loatti e il direttore del patronato Inac Stefano Bosello si sono infine affrontati altri temi: il mancato ricambio generazionale nelle aziende agricole che rischia di riportare alla diffusione del latifondo e le istanze della pesca raccolte dalla neonata Pescagri-Cia (Il Gazzettino).