Anzitutto, la piaga degli incendi boschivi danneggia l’intera comunità, degradando il paesaggio e la biodiversità. Inoltre, i responsabili non sono ancora stati trovati e le stesse associazioni sono attive da tempo nel presidio del territorio regionale, con la disponibilità a collaborare anche con associazioni non venatorie. Tra l’altro, sono cominciate le precipitazioni, di conseguenza non si pone il problema dell’approvvigionamento idrico della fauna selvatica: la caccia alla lepre, poi, inizierà dopo la metà di settembre e quella al cinghiale ancora più avanti.
Le associazioni venatorie e agricole sono consapevoli di come la legge nazionale preveda già il divieto di pascolo e caccia nelle aree verdi interessate dagli incendi, quindi non si comprendono le richieste dei sedicenti ambientalisti. Come si legge nel comunicato, evidentemente queste associazioni puntano a una preclusione della caccia, riservata a cittadini incensurati e abilitati, piuttosto che a risolvere il problema vero e proprio.