La Commissione Agricoltura della Camera porta a conclusione un’indagine sul fenomeno dei danni all’agricoltura causati dalla fauna selvatica
E’ allarme cinghiali, storni e nutrie nei campi italiani e di fronte alla richiesta di aiuto lanciata dagli agricoltori, la XIII Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, ha svolto e portato a termine una maxi indagine conoscitiva volta ad acquisire una completa informazione sul fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, sulla tipologia, sulla localizzazione geografica e sulla quantificazione economica dei danni denunciati, sulle colture danneggiate e sulle specie animali interessate, nonché sull’attività svolta dalle amministrazioni competenti e sull’insieme degli strumenti di cui si sono avvalse, con riferimento agli indennizzi richiesti ed erogati.
Nel corso dell’indagine, durata diversi mesi, sono stati sentiti tutti i protagonisti del settore: associazioni ambientaliste, venatorie, i rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole, nonché l’Unione delle province d’Italia, l’associazione nazionale comuni d’Italia e i rappresentanti della Conferenza delle regioni.
Dalle audizioni svolte nel corso dell’indagine è emerso innanzi tutto un quadro generale di analisi che ha messo in evidenza la dimensione allarmante assunta dalla questione dei danni all’agricoltura da fauna selvatica e l’evidente impatto delle implicazioni della stessa sull’attività economica delle imprese agricole.
Da più parti è stata sottolineata l’esigenza di una nuova e più efficace politica di gestione e controllo della fauna selvatica da parte delle competenti istituzioni, cambiando l’approccio sino ad oggi adottato: non si tratta più, infatti, solo di gestire la fauna ai fini prettamente faunistico-venatori, ma piuttosto di trovare un modo per riequilibrarne la presenza in funzione di esigenze di carattere sociale ed economico.
L’indagine viene dunque a costituire un importante luogo di confronto su agricoltura, caccia e tutela dell’ambiente, attività che possono tra loro interagire positivamente per la gestione del territorio.
Pur nella diversità delle posizioni espresse dai soggetti sentiti, è risultata evidente la comune volontà di rinnovare alcuni principi della pianificazione faunistico-venatoria del territorio e della programmazione dell’attività venatoria, adeguandoli ai recenti orientamenti di politica agricola comunitaria, tenendo conto dei nuovi strumenti di tutela dell’ambiente previsti dall’Unione europea e valorizzando la multifunzionalità delle imprese agricole.
Da questa indagine la Commissione agricoltura, presieduta dall’on. Paolo Russo che ha avuto come relatrice per questa specifica questione l’on. Monica Faenzi, ha avanzato una serie di proposte e suggerimenti che saranno illustrati nel corso della conferenza stampa di martedì 26 luglio 2011.
“Sono stati raggiunti risultati importanti, anche grazie alla sensibilità per questa problematica dimostrata dal presidente della Commissione, on. Russo – spiega l’on. Faenzi -. Un problema a caratura nazionale che danneggia irreparabilmente la produzione dei nostri agricoltori. Grazie alla collaborazione di tutte le associazioni e degli agricoltori stessi, si è cercato di dare delle risposte certe al settore. Questa indagine costituirà, infatti, la base per una proposta normativa in materia”.
Riguardo ai danni provocati dagli ungulati, è emerso nel corso dell’indagine che le cause che hanno favorito l’espansione sono, tra le altre, le immissioni a scopo venatorio, iniziate negli anni ’50, condotte in maniera non programmata e senza tener conto dei principi basilari della pianificazione faunistica e della profilassi sanitaria.
“Va quindi presa in considerazione l’opzione di introdurre divieti – spiega la relatrice Faenzi -, di immissione sul territorio ulteriori esemplari di fauna per le specie di cui è stato accertato uno squilibrio delle popolazioni, in particolare il cinghiale, che determinano un danno grave alle produzioni agricole”.
La Commissione spiega nelle sue conclusioni che è necessario che venga adottata una strategia nazionale di gestione del cinghiale che, pur nel rispetto delle differenti finalità istitutive, risulti basata su un’opportuna armonizzazione e coordinamento degli interventi che si eseguono nelle aree protette, nelle aree contigue, negli ambiti pubblici e privati di caccia. Il tutto attraverso investimenti strutturali e, in particolare, attraverso un’attenta verifica e analisi delle modalità di gestione di alcune attività, come quella d’allevamento, che non può più svolgersi allo stato brado. Nelle situazioni più allarmanti va valutata anche la possibilità di azioni di contenimento e di cattura.
Si sta pensando da un lato di prevedere un sistema di misure di prevenzione dei danni incentivando le imprese agricole con un adeguato regime di sostegno; dall’altro, di rivedere il sistema di accertamento e risarcimento dei danni attraverso un completo reintegro della perdita di reddito per l’agricoltore. A tal proposito occorre che anche le amministrazioni regionali e locali facciano uno sforzo per implementare adeguate misure di prevenzione. Per far fronte ai risarcimenti, è allo studio un sistema per la copertura dei danni da fauna selvatica tramite l’istituzione di un’apposita sezione del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali.
La Commissione prenderà adesso in esame le proposte di legge presentate in merito al fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica affrontando in maniera complessiva la questione e trasponendo in legge alcune di quelle proposte.
Ufficio Stampa on. Monica Faenzi
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