A sancire il successo di “Caccia, pesca e tradizioni”, appuntamento fisso per gli appassionati liguri e delle regioni limitrofe, oltre alla varietà delle offerte espositive e agli intrattenimenti per tutte le età, anche la scelta di affiancare momenti di confronto sui temi della caccia, dell’ambiente e della gestione venatoria. Non ha fatto eccezione quest’anno con il convegno dedicato alla pernice rossa, che ha visto riuniti tecnici e studiosi impegnati a fare il punto sulla situazione e a suggerire “buone pratiche” da mettere in campo per ottimizzare sforzi e risultati.
Ben coordinati da Massimo Lavaggi, membro dell’Atc, hanno tenuto le loro relazioni la Dott.ssa Giorgia Romeo, referente scientifico del Centro Studi FIdC, il Prof. Silvio Spanò dell’Università degli Studi di Genova, la dott.ssa Irene Pellegrino dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, il Dott. Luca Ciuffardi, tecnico dell’Atc Genova 2 Levante e il Dott. Roberto Mazzoni della Stella, biologo della selvaggina. Ad aprire i lavori la relazione della dott.sa Romeo, incentrata sull’esempio pratico di selezione genetica e di ricerca portato avanti dal Centro pubblico di produzione di selvaggina di Scarlino (Grosseto).
Ripercorrendo la storia del Centro si è soffermata in particolare sulle tecniche usate nell’allevamento della pernice, che grazie a un lavoro continuo ha permesso di ottenere soggetti certificati dall’Ispra come geneticamente puri, ma anche le tecniche utilizzate per avere soggetti dotati di maggiore capacità e velocità di adattamento all’ambiente naturale e quindi un più alto tasso di sopravvivenza. “Uno degli obbiettivi del Centro – ha ricordato – è quello di essere un modello copiabile ed esportabile altrove, consentendo di replicare gli stessi risultati raggiunti in provincia di Grosseto”. Il Prof. Spanò, che come ha ricordato il moderatore può a buon diritto essere considerato “la rossa” in Liguria e non solo, dopo aver ripercorso la storia della specie ha sottolineato come questa sia assai adattabile se ben allevata e gestita, come dimostra il fatto che il suo areale in Italia si è allargato, con zone che presentano un buon successo di reintroduzioni e alcuni esempi virtuosi, portati avanti con una ottima impostazione tecnico scientifico gestionale. La dott.ssa Pellegrino ha affrontato il tema dello status di conservazione genetica della specie in Europa e in Italia.
Fra le problematiche che mettono a rischio la pernice rossa ha evidenziato la modificazione degli habitat, il prelievo eccessivo, l’inquinamento genetico e l’omogeneità genetica. Si nota in generale una diminuzione demografica delle popolazioni per problemi gestionali e ambientali, ma anche una carenza di studi genetici e demografici sulle poche popolazioni naturali. I dati raccolti denunciano la mancanza di popolazioni autosufficienti in grado di essere utilizzate per ripopolamento e l’eradicazione dei soggetti ibridi è molto difficile. La parola è poi passata al Dott. Ciuffardi, che ha esposto l’indagine genetica condotta sul territorio dell’Atc GE 2. “Abbiamo ritenuto necessario fare un salto di qualità.
Così abbiamo commissionato a un istituto francese lo studio genetico delle pernici presenti sul territorio e provenienti dalle popolazioni impiegate per i ripopolamenti. Lo studio, che sarebbe stato impossibile senza il coinvolgimento dei cacciatori, ha evidenziato che lo stato di conservazione genetica delle rosse sul territorio dell’Atc è in linea con quanto evidenziato dalla bibliografia scientifica degli ultimi anni, con un livello di introgressione che sembrerebbe presentare tassi di ibridazione minori rispetto al trend italiano, dimostrando la giustezza della scelta fatta in merito al fornitore dei soggetti utilizzati per il ripopolamento”.