Dopo due anni il divieto totale di caccia che è attualmente in vigore in Albania potrebbe scomparire. Il quotidiano digitale Quartz ha ricostruito la vicenda, spiegando cosa sta per accadere nel paese balcanico. Dei cinque miliardi di uccelli “europei” che migrano nel periodo primaverile, circa un miliardo viene abbattuto, in particolare dai cacciatori di Malta, Cipro, Italia e, in maniera ancora più evidente, da quelli dei Balcani. Fino al 2014 l’Albania è stata una delle mete preferite per il turismo venatorio, poi il governo nazionale ha deciso proibire totalmente la caccia nel territorio. Tra l’altro, la storia della caccia albanese è piuttosto complessa e articolata.
Dopo la dittatura di Enver Hoxha (fino al 1985), la caccia è diventata sempre più popolare e, a due anni di distanza dall’interdizione del governo di Tirana, la situazione potrebbe tornare quella di un tempo. Le associazioni ambientaliste e quelle venatorie sono da tempo in trattative con l’esecutivo e non manca chi ha suggerito di prolungare il divieto di cui si sta parlando di altri cinque anni. La proibizione era stata annunciata 24 mesi fa con grandi propositi da raggiungere, anche se non si è trattato di un successo vero e proprio. Il primo anno di divieto, infatti, è stato caratterizzato da un drammatico declino della caccia, come rilevato da alcuni ricercatori.
Con il passare del tempo, poi, le autorità hanno deciso di allentare i controlli, con tutte le conseguenze del caso. Dunque c’è un regolamento da rispettare e nessuno che lo applica, il prelievo venatorio si è trasformato in una sorta di dissenso aperto, un modo con cui un gruppo di persone mostra di non gradire le scelte governative. Secondo quanto riferito dai ricercatori, lo stato attuale delle cose impone una revisione completa dell’Ispettorato dell’Ambiente e delle Foreste, il quale ha dimostrato di non funzionare in maniera efficiente, senza dimentica che senza il divieto la caccia potrebbe essere regolamentata una volta per tutte e con risultati migliori.
C’è chi è pronto a scommettere il ritorno di tanti cacciatori in Albania, in particolare nelle regioni montuose del paese (nella zona settentrionale e in quella orientale per la precisione), ma non tutti parlano di un fallimento completo nel descrivere l’esperienza degli ultimi due anni. In effetti è stata riconosciuta una maggiore consapevolezza dell’importanza della fauna locale, oltre alla necessità di ridimensionare i danni provocati nei due decenni precedenti l’inizio del divieto. Il governo ha annunciato che renderà noti i risultati della propria consultazione prima della fine del mese di marzo.