C’è però da dire che la legge non ha fermato i bracconieri, con forme di caccia illegale denunciate in diverse occasioni. Inoltre, BIRN ha fatto riferimento ai cacciatori italiani, i principali destinatari del divieto, visto che con quest’ultimo si è deciso di porre un freno ai loro viaggi in Albania per commerciare alcuni uccelli specifici, come ad esempio l’allodola e la coturnice. L’Albanian Ornithological Society ha stimato circa 170mila volatili abbattuti ogni anno, un fenomeno che si è voluto contrastare in tutti i modi. Nel 2014 il governo parlò di una misura drastica, ma necessaria per proteggere gli animali, in primis le specie più a rischio come l’orso bruno e l’aquila.
La caccia illegale è stata favorita da regole non troppo chiare e la moratoria e la nuova legge sono state pensate per colmare le lacune. In quel caso furono registrati 75mila fucili da caccia in tutto il paese, senza tralasciare le armi automatiche. I responsabili delle associazioni venatorie albanesi mostrarono anche delle foto in cui erano immortalati cacciatori italiani con anatre appena abbattute e altri animali protetti: in particolare, furono riconosciute persone provenienti dalla Sardegna.
I cacciatori dello stato balcanico hanno protestato a lungo, chiedendo sanzioni penali più gravi contro il bracconaggio e una moratoria di 4 anni per gli stranieri. A favorire le situazioni illegali ci hanno pensato senza dubbio la corruzione locale e diversi stratagemmi ideati per importare la fauna protetta. Inoltre, spesso si è creata molta confusione legislativa e i chiarimenti non sono stati all’altezza. Dal mese di aprile appena iniziato a settembre mancano cinque mesi, un periodo di tempo piuttosto ampio e che può permettere di evitare gli errori commessi in passato e di non alimentare altre polemiche dopo quelle degli ultimi anni.