Le notizie sulla caccia internazionale riguardano nuovamente l’Albania: pochi giorni fa si era parlato di un possibile stop al divieto imposto da Tirana all’attività venatoria nella nazione balcanica, ora però i media locali hanno spiegato come il governo stia preparando una nuova legge per estendere questo divieto di altri cinque anni. Secondo quanto riferito da BIRN Albania, il Ministero dell’Ambiente avrebbe già approntato la bozza del testo normativo, la quale verrà esaminato dal Parlamento il prossimo mese di luglio. In questo modo il nuovo provvedimento entrerebbe in vigore da settembre 2016. Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da una moratoria per quel che concerne questo divieto venatorio e gli animalisti hanno rivendicato gli ottimi risultati raggiunti in questo periodo.
C’è però da dire che la legge non ha fermato i bracconieri, con forme di caccia illegale denunciate in diverse occasioni. Inoltre, BIRN ha fatto riferimento ai cacciatori italiani, i principali destinatari del divieto, visto che con quest’ultimo si è deciso di porre un freno ai loro viaggi in Albania per commerciare alcuni uccelli specifici, come ad esempio l’allodola e la coturnice. L’Albanian Ornithological Society ha stimato circa 170mila volatili abbattuti ogni anno, un fenomeno che si è voluto contrastare in tutti i modi. Nel 2014 il governo parlò di una misura drastica, ma necessaria per proteggere gli animali, in primis le specie più a rischio come l’orso bruno e l’aquila.
La caccia illegale è stata favorita da regole non troppo chiare e la moratoria e la nuova legge sono state pensate per colmare le lacune. In quel caso furono registrati 75mila fucili da caccia in tutto il paese, senza tralasciare le armi automatiche. I responsabili delle associazioni venatorie albanesi mostrarono anche delle foto in cui erano immortalati cacciatori italiani con anatre appena abbattute e altri animali protetti: in particolare, furono riconosciute persone provenienti dalla Sardegna.
I cacciatori dello stato balcanico hanno protestato a lungo, chiedendo sanzioni penali più gravi contro il bracconaggio e una moratoria di 4 anni per gli stranieri. A favorire le situazioni illegali ci hanno pensato senza dubbio la corruzione locale e diversi stratagemmi ideati per importare la fauna protetta. Inoltre, spesso si è creata molta confusione legislativa e i chiarimenti non sono stati all’altezza. Dal mese di aprile appena iniziato a settembre mancano cinque mesi, un periodo di tempo piuttosto ampio e che può permettere di evitare gli errori commessi in passato e di non alimentare altre polemiche dopo quelle degli ultimi anni.