Il Parco Nazionale della Majella si accinge a mettere in pratica un iniziativa sperimentale in difesa del Lupo.
Con decenni di ritardo da quando il sottoscritto ha per primo proposto la restituzione in natura ed immediata dei capi di bestiame (soprattutto pecore) ai pastori che subivano danni da parte di orsi e lupi – restituzione da farsi con la creazione di “greggi pubblici”, ovvero di proprietà degli enti preposti alla difesa della fauna selvatica, specificatamente degli Enti Parco, e da utilizzare a questo scopo – finalmente qualcosa si muove: il Parco Nazionale della Majella sta per iniziare una simile pratica in via sperimentale in difesa del Lupo (con soldi europei finalmente spesi bene!).
E’ difatti di pochi giorni or sono la diffusione di un comunicato stampa del Parco Nazionale della Majella mediante il quale si annuncia la messa in pratica di quest’iniziativa. Era ora!
Era ora che il senso pratico cominciasse a prevalere sulle teorie di animalisti di città campate per aria ancorché marchiate di “scientificità universitaria” (per quanto riguarda l’orso bruno marsicano al costo di oltre 13 milioni di euro finora spesi!) e finora rivelatesi inconcludenti e/o di là da venire in quanto ad effetti pratici (le ultime quelle dei meleti e dei recinti elettrificati e dei futuri ramneti).
Il firmatario di questa nota è lieto di apprendere che ad aver deciso questo passo sia stato il Dott. Nicola Cimini, Direttore del Parco Nazionale della Majella, persona che, come il sottoscritto, fece la sua esperienza naturalistica nello staff del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Persona con un innato senso pratico in quanto originario del paese simbolo di questo Parco: Opi, dove il Parco vide luce. Non per nulla, un paese di pastori, di pecore, di lupi e di orsi. Onore al merito!
Un ritardo di decenni su di un iniziativa che avrebbe dovuto essere presa da tempo tanto essa è ovvia, e che, tra l’altro, contribuirà al mantenimento della cultura pastorale abruzzese ed alla biodiversità dei pascoli, e che potrà anche avere incidenza sulla creazione di posti di lavoro.
Un’iniziativa che parte solo ora in via sperimentale ed in Majella, ma che ci si augura possa presto essere estesa anche al Parco Nazionale d’Abruzzo, mettendo in pratica una di quelle proposte operative di conservazione che il sottoscritto da anni va divulgando (e che ancora nel giugno scorso era stata avanzata alla Regione Lazio, benché, al solito, rimasta lettera morta).
Al contrario l’ultimo progetto Life Orso marsicano spenderà i suoi altri 1,5/2 milioni di euro messi a disposizione dall’Unione Europea per gli ennesimi studi: ricerche, catture, collari, controlli satellitari, conteggi (infiniti conteggi!) e… stipendi.
Mentre lo stesso ente Parco a similari e saggi progetti come quello oggi deciso dal Parco della Majella preferisce: uno, potenziare inutilmente le risorse vegetali naturali di cui è già ricco il Parco (e che i troppi cinghiali stanno saccheggiando a danno dell’orso e della flora, anche rara!); due, realizzare piccole centrali eoliche e fotovoltaiche per contribuire al Protocollo di Kyoto (che salvare il pianeta sia più importante che salvare l’orso?).
L’Associazione Italiana per la Wilderness plaude quindi a quest’iniziativa del Parco Nazionale della Majella per difendere il Lupo e si augura che la sperimentazione divenga presto pratica consuetudinaria, anche per il Parco Nazionale d’Abruzzo e per l’Orso marsicano, sperando che così lo si possa salvarlo almeno in extremis.
Murialdo, 20 Dicembre 2011
Il Segretario Generale
F.to Franco Zunino
Fonte: Wilderness