I giudici della Corte di Cassazione sono stati chiamati ad esaminare il caso di quattro cacciatori siciliani finiti sotto processo per una questione molto particolare. I fatti si sono svolti diverso tempo fa nelle campagne tra Torretta e Palermo, per la precisione in zona Cozzo Lupo. Si tratta di un 24enne, un 30enne, un 51enne e un 59enne che sono stati condannati per aver esercitato l’attività venatoria in un periodo in cui la caccia non era consentita e autorizzata. In poche parole stavano usando richiami per uccelli in modo da consentire l’addestramento dei loro cani, senza essere comunque in possesso di fucili o carabine.
Un anno fa i quattro sono stati fermati dagli agenti del Corpo Forestale che avevano scoperto gli apparecchi usati per attirare le quaglie. Nei fuoristrada lasciati parcheggiati prima di procedere a piedi, invece, non era presente alcuna arma, un dettaglio che doveva essere determinante da subito. Si poteva infatti dimostrare senza problema l’innocenza di tutte le persone coinvolte, fortunatamente la Suprema Corte ha dato ragione ai cacciatori.
La ricostruzione è stata accettata, erano tutti in quell’area per allenare semplicemente i loro cani da ferma, senza avere a disposizione fucili, munizioni, reti o qualsiasi trappola per uccelli. L’atteggiamento da caccia è venuto meno e dunque per gli imputati è scattata l’attesa assoluzione.