La debolezza della politica regionale
In che mani sono state riposte le sorti della caccia in Veneto? Mentre il mondo animal-ambientalista sferra l’ennesimo attacco al mondo venatorio del Veneto, prendendo principalmente di mira i cacciatori migratoristi, la Giunta regionale del Veneto, anziché prendere le loro difese, li pugnala alle spalle. Come dovremmo altrimenti interpretare le circolari che la burocrazia veneziana, sta sfornando a danno dei cacciatori del Veneto? Probabilmente la politica regionale è così debole da non volersi assumere la responsabilità di alcune scelte o più semplicemente vuole pescare consensi sia dai cacciatori che dagli animali-ambientalisti.
In combutta col nemico
Sta di fatto che vengono mandati in avanscoperta alcuni burocrati che, o non conoscono la materia che sono chiamati ad affrontare, oppure sono in combutta con il nemico. Vogliamo parlare ad esempio di quella circolare con la quale la Regione del Veneto smentisce sé stessa dopo aver approvato la legge 20/2015 sugli appostamenti ad uso venatorio? Oppure vogliamo parlare della circolare che vieta ai cacciatori in territorio libero di usare i propri richiami vivi, a meno che non lascino le proprie anatre da richiamo abbandonate sugli appostamenti di caccia per tutta la stagione venatoria senza poterle spostare?
Un servile silenzio
In tutta questa situazione la politica tace, come tacciono vergognosamente quei dirigenti venatori che hanno paura di disturbare il politico amico, sperando magari di ricevere, in cambio del servile silenzio, qualche osso da rosicchiare (Associazione per la Cultura Rurale, Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane, Associazione Cacciatori Veneti, Fondazione per la Cultura Rurale).