Non essendo stati ancora approvati i piani di abbattimento per l’anno 2020-2021, l’ordinanza del presidente della Regione proroga i vecchi piani. Per la Tuscia in totale 718 capi, così suddivisi: 378 nei quattro distretti in cui è suddiviso l’Atc Vt1 e 340 in quelli dell’Atc Vt2. Sarà sufficiente la caccia si selezione a contenere l’emergenza? Gli effetti si vedranno alla fine. Intanto, parlando di numeri, nel corso della videoconferenza organizzata nei giorni scorsi dal prefetto con i sindaci della provincia, l’assessore regionale all’Agricoltura Enrica Onorati e i tecnici dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sono stai comunicati i dati sugli incidenti causati dagli ungulati in provincia di Viterbo.
In totale, nel 2019 ne sono stati censiti 64 sinistri: 29 nel territorio dell’Atc Vt1 e 35 nel territorio dell’Atc Vt2. Un dato nettamente sottostimato, come spiegato dal tecnico faunistico Paolo Viola: “Si tratta solo delle richieste di indennizzo trasmesse alla Regione, molti incidenti sfuggono a questo conteggio perché le assicurazioni offrono una copertura specifica per i danni da fauna selvatica”. Richieste di risarcimento che nel corso degli anni sono andate diminuendo anche per i tempi molto lunghi per arrivare alla fine dell’iter.
In provincia, da nord a sud, l’allarme resta alto, soprattutto nei paesi che si trovano vicini a parchi e riserve, che fanno da “vivaio” per questi animali. Come a Calcata, a due passi dal parco regionale della Valle del Treja: “Il numero di questi animali è elevatissimo, il problema è che ormai arrivano dentro il paese. Vorremmo trovare un modo univoco di salvaguardare natura e sicurezza pubblica”, ha detto la sindaca Sandra Profili. Preoccupato di questa situazione anche il sindaco di Vitorchiano: “Da noi sta crescendo molto il turismo escursionistico, nei sentieri, non vorrei ci siano conseguenze” (Corriere di Rieti).