Via alla caccia di selezione al cinghiale a Viterbo. Infatti, nonostante l’ordinanza firmata il 27 maggio da Zingaretti ne autorizzasse già lo svolgimento “per prevenire e contenere i danni alle colture agricole”, nei fatti era ancora tutto fermo perché gli uffici Ada (Area decentrata agricoltura) che hanno il compito di ritirare i tesserini scaduti e rilasciare quelli nuovi erano ancora chiusi a seguito dell’emergenza Covid. Un ritardo dovuto agli interventi di adeguamento alle nuove norme sulla sicurezza protrattosi più del previsto. Da lunedì 15 giugno, come recita una nota sul sito della Regione, “il servizio di consegna e ritiro dei tesserini di caccia e pesca è tornato attivo dalle 8,30 alle 13, da lunedì a giovedì, previo appuntamento chiamando il numero 0651686672”.
Non essendo stati ancora approvati i piani di abbattimento per l’anno 2020-2021, l’ordinanza del presidente della Regione proroga i vecchi piani. Per la Tuscia in totale 718 capi, così suddivisi: 378 nei quattro distretti in cui è suddiviso l’Atc Vt1 e 340 in quelli dell’Atc Vt2. Sarà sufficiente la caccia si selezione a contenere l’emergenza? Gli effetti si vedranno alla fine. Intanto, parlando di numeri, nel corso della videoconferenza organizzata nei giorni scorsi dal prefetto con i sindaci della provincia, l’assessore regionale all’Agricoltura Enrica Onorati e i tecnici dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sono stai comunicati i dati sugli incidenti causati dagli ungulati in provincia di Viterbo.
In totale, nel 2019 ne sono stati censiti 64 sinistri: 29 nel territorio dell’Atc Vt1 e 35 nel territorio dell’Atc Vt2. Un dato nettamente sottostimato, come spiegato dal tecnico faunistico Paolo Viola: “Si tratta solo delle richieste di indennizzo trasmesse alla Regione, molti incidenti sfuggono a questo conteggio perché le assicurazioni offrono una copertura specifica per i danni da fauna selvatica”. Richieste di risarcimento che nel corso degli anni sono andate diminuendo anche per i tempi molto lunghi per arrivare alla fine dell’iter.
In provincia, da nord a sud, l’allarme resta alto, soprattutto nei paesi che si trovano vicini a parchi e riserve, che fanno da “vivaio” per questi animali. Come a Calcata, a due passi dal parco regionale della Valle del Treja: “Il numero di questi animali è elevatissimo, il problema è che ormai arrivano dentro il paese. Vorremmo trovare un modo univoco di salvaguardare natura e sicurezza pubblica”, ha detto la sindaca Sandra Profili. Preoccupato di questa situazione anche il sindaco di Vitorchiano: “Da noi sta crescendo molto il turismo escursionistico, nei sentieri, non vorrei ci siano conseguenze” (Corriere di Rieti).