Gli ultimi dati sulla popolazione delle nutrie erano già allarmanti. Migliaia di animali che vivono nei campi e lungo i canali della nostra provincia, un’invasione. Su questa situazione, che le associazioni venatorie definiscono da anni preoccupante, ci ha messo lo zampino anche l’emergenza sanitaria. In questo periodo le catture con l’uso delle trappole e il piano di abbattimento con squadre abilitate ad intervenire con il fucile si è fermato. Morale. Basta percorrere una strada lungo un argine, buttare un occhio nei campi ed anche nelle vie che si trovano a ridosso dei paesi per notare quelle gobbe lucide al sole che si stagliano nel profilo dei terreni. L’ultimo sos arriva da Ca’ Emo, frazione di Adria.
Una delle zone più densamente popolate da questi roditori è quella di Orticelli. Ne sa qualcosa di questa emergenza Andrea Salvagnini, presidente degli agrotecnici, titolare di un’azienda agricola. Argini ridotti come gruviere per le tane che fanno questi animali, i campi di mais segnati dalla loro presenza con danni che già adesso sono fortissimi. “Mangiano le colture come il mais e anche le barbabietole – dice Daniele Ceccarello, presidente dell’associazione cacciatori veneti (Acv) –. I due mesi di stop sono stati l’ultima goccia in una situazione già arrivata al limite, da anni chiediamo interventi più capillari per arginare questa piaga per l’agricoltura ed anche per l’ambiente. Mancava solo il coronavirus.
Due mesi con i selecontrollori fermi e adesso possiamo dire che il fenomeno ha superato la soglia. Basta farsi un giro per le campagne per vedere quello che sta succedendo. L’azienda di Salvagnini, che è seguita dall’agronomo Cominato di Adria, è solo un esempio, la punta di un iceberg. Gli agricoltori non sanno più cosa fare. E’ certamente vero che ha influito il blocco alle attività di controllo, ma il virus è andato ad inserirsi in una situazione già molto fragile. Da anni chiediamo interventi più seri, un controllo maggiore. Ora quello che sta succedendo mette in luce quanto concreto era il nostro appello ad intervenire per impedire che la popolazione di questi roditori sfuggisse di mano”.
Ceccarello, presidente della commissione attività venatorie di Fratelli d’Italia della Provincia, lancia l’sos alla Regione ed alla Provincia: “La ridotta presenza di predatori sta diventando un problema, in quanto la nutria sta arrecando seri danni alle colture agricole, già pregiudicate da altre specie aliene. Identica situazione si sta verificando per i gravi danneggiamenti arrecati alle opere idrauliche. La scelta attuata negli anni scorsi, mettendo a regime una fruttuosa collaborazione con i cacciatori e con gli agricoltori, rischia oggi di essere completamente paralizzata” (Il Resto del Carlino).