Una pistola ogni 75 abitanti. Quasi un’arma corta ogni condominio. È il dato che emerge dalle ultime statistiche della Polizia di Stato relative ai porto d’armi. La quota dei rilasci dei permessi nella Capitale è aumentata di mille unità e ha superato i 40 mila, che diviso per i circa 3 milioni di abitanti fa di Roma una città a mano armata. I numeri parlano chiaro e rivelano un incremento notevole della corsa agli armamenti, soprattutto alla detenzione in casa. Salgono le richieste di licenze per tiro a volo, che sarebbe l’uso sportivo dell’arma, ottenibile con una procedura di rilascio semplificata e permette di avere regolarmente nella propria abitazione due pistole e un numero illimitato di fucili. Nel Lazio la stessa tendenza si registra a Latina e Rieti.
Scendono invece le domande di possesso per difesa personale che consentono di portare ovunque con se l’arma da fuoco, ma sono più difficili da ottenere ed hanno alcune restrizioni. Il porto d’armi per uso sportivo è quindi la via più breve per sentirsi sicuri in casa. Ed ecco quindi che la tentazione della pistola si fa largo non solo tra gli appassionati dei poligoni o tra chi è cresciuto in prima fila tra i film western con il mito della Colt. Il pubblico degli acquirenti è tra i più eterogenei e trasversali: liberi professionisti e operai, ma anche casalinghe, capi famiglia o single. “La modifica delle legge sulla legittima difesa del 2019 – spiega una fonte investigativa – che ha introdotto maggiori attenuanti per chi tutela la propria incolumità tra le mura domestiche potrebbe essere stata proprio una delle spinte all’incremento di questi dati”.
Le differenze tra i permessi sono sostanziali. Se si vuole solo tenere un’arma in casa basta ottenere un nulla osta all’acquisto e alla detenzione presentando domanda in Questura e allegando due documenti: una certificazione di idoneità psicofisica rilasciata generalmente dalle Asl e un attestato di idoneità al maneggio delle armi ottenuto dall’Unione italiana tiro a segno. L’arma non potrà mai uscire di casa. Il porto d’armi vero e proprio si divide in: tiro a volo o uso sportivo e caccia, e difesa personale. Nei primi due casi l’arma potrà essere trasportata smontata e senza proiettili verso i poligoni di tiro o le zone venatorie. Bisogna essere anche iscritti ad un tiro a segno abilitato. Con questo tipo di licenza si possono tenere tre armi comuni da sparo, dodici per uso sportivo mentre per i fucili da caccia non sono previsti limiti. Il costo è contenuto: 300 euro per la pratica e il certificato dura 5 anni. Quello per difesa personale è tutta un’altra storia: la licenza è molto più difficile da ottenere e va rinnovata ogni anno.
L’iter è questo: viene rilasciata dal Prefetto e oltre ai documenti del nulla osta bisogna motivare le ragioni per le quali si ritiene di essere a rischio e avere quindi necessità di difendersi. Tra le categorie che hanno i requisiti emergono quelle che maneggiano molto denaro tipo i benzinai, ma anche gioiellieri. Per quanto riguarda rapine e violenza in generale, secondo il servizio analisi del crimine della Polizia di Stato, nell’ultimo anno le armi bianche hanno superato di gran lunga quelle da fuoco nelle aggressioni e negli omicidi. Il coltello o un qualsiasi oggetto da taglio sono quindi preferiti dalla criminalità come strumenti di pura offesa. Chi sono i 40 mila romani appassionati di armi? Chi compra pistole usate o nuove, pezzi dal valore di poche centinaia di euro fino a migliaia? I poligoni di tiro hanno il reale polso della situazione. Con una rappresentanza di armi corte che vanno da una glock 17 dal costo di 800 euro circa, ad una 44 Magnum di 1.500 euro. È lì che si va a sparare, è lì che si segue il corso di maneggio delle armi necessario per ottenere la licenza e che ci si esercita davanti ai bersagli sotto l’occhio attento degli istruttori.
“Qui vengono a sparare persone di ogni cultura, professione ed estrazione sociale”, dice Guido Matteini del Futura Shooting Club, sulla Cassia. Fino ad alcuni anni fa le donne erano pochissime, adesso non è più così: alcune comuni casalinghe frequentano il poligono e sanno bene come maneggiare un’arma. Altre donne si sono armate per paura di stare sole in casa e per difendersi dalle aggressioni. Forse anche per tutti i femminicidi che si sono registrati negli ultimi anni. Ricordo sempre che maneggiare un’arma è cosa rischiosa per sé e per gli altri e soprattutto una pistola è anche difficile da gestire. Insomma, bisogna fare dei corsi specifici per usarle con capacità e criterio”. Donne, dunque. Ma anche tanti professionisti: le pedane del poligono offorno uno spaccato sociale molto eterogeneo.
“Sono soprattutto avvocati penalisti che hanno a che fare con la delinquenza, ma anche commercialisti e in generale gente che sposta denaro o preziosi come gioiellieri. Oppure benzinai o anche operai con la passione del tiro a segno. Vengono qui per esercitarsi al tiro e prendere confidenza con le armi. Ma chi vuole davvero imparare ad usare una pistola, senza correre inutili rischi, dovrebbe sostenere un corso specifico di quello che si chiama “tiro dinamico”. Perché di solito quando si spara realmente lo si fa muovendosi, a volte correndo e con il cuore che batte forte” (La Repubblica).