Nell’ambito del premio internazionale di fotografia Arturo Ghergo che si tiene ogni anno a Montefano (MC) si sono svolte lo scorso settembre alcune mostre di fotografia tra cui “Sentinelle” dedicata alla caccia, alla quale ha collaborato la locale sezione Federcaccia. Il fotografo Matteo Natalucci spiega così il progetto: “Questo progetto è frutto di molto impegno che continuerà nel tempo per il paese di Montefano, territorio ancora quasi incontaminato dal mondo d’oggi. L’obiettivo del progetto è di documentare, tramite il ritratto fotografico, i cacciatori attualmente presenti nel comune di Montefano, per creare un “catalogo” che resti nel tempo come memoria collettiva e patrimonio culturale di questo territorio.
In questo piccolo paese di solo 3.458 abitanti sono presenti circa 40 cacciatori che praticano abitualmente l’attività della caccia. Nel 1970 ce ne erano oltre 200, questo a testimonianza di come il passare degli anni e il cambiamento della società hanno portato a una drastica diminuzione della figura del cacciatore. Ho deciso di ritrarli affinché queste foto possano testimoniare nel tempo una figura da sempre parte della società rurale, dando un volto ad una minoranza di persone ancora presenti nei territori italiani meno antropizzati, i cui valori risultano oggi incomprensibili alla società moderna. Il cacciatore è l’ultima sentinella di un’emozione complessa e al tempo stesso atavica.
Egli custodisce un legame profondo con l’ambiente e con gli animali, dei quali è profondo conoscitore, che insegue, caccia e consuma. Il cacciatore è parte di una pratica fatta di rituali, nella quale sviluppa i propri sensi, la pazienza, la tenacia e l’astuzia per soddisfare inconsciamente un istinto ancestrale. Oggi i cacciatori svolgono anche molte attività per la tutela dell’ambiente e per la società civile, come ad esempio la pulizia dei fiumi, la cura dei vecchi sentieri, il recupero delle fonti abbandonate per l’abbeveramento degli animali e la gestione delle specie invasive o il ripopolamento di altre. Spesso vengono svolte silenziosamente come da loro consuetudine”.