Non sono diffusi come i cinghiali, talmente prolifici, soprattutto durante il periodo di stop all’azione dei cacciatori imposto dal coronavirus, da colonizzare vaste zone della Bassa. Ma anche i daini cominciano seriamente a preoccupare i viticoltori. Le lamentele raccolte dal sindaco di Galzignano (Padova), Riccardo Masin dai viticoltori che lavorano i terreni in prossimità con il confine con Battaglia, non lasciano adito a dubbi. Gruppetti di daini e caprioli, cominciano infatti a prendere di mira i germogli delle viti. E le loro incursioni sono sempre più frequenti. La presenza della specie sulle pendici dei colli, nella zona che circonda Galzignano non è affatto riconducibile ad azioni di sconsiderato popolamento come nel caso degli ungulati.
Ma ha precise ragioni storiche. I daini, anni fa popolavano numerosi la riserva di caccia dei conti Della Francesca, ex proprietari del Castello del Catajo. Ben presto il disuso della riserva, fece in modo che gli animali potessero agevolmente varcare le recinzioni e propagarsi nella campagna circostante. Finendo stavolta nel mirino non più di facoltosi appassionati della doppietta, ma dei selecontrollori chiamati dall’Ente Parco ad estirpare i colli dal flagello della fauna non autoctona. «A differenza degli ungulati precisa Riccardo Masin, presidente provinciale di Federcaccia oltre che primo cittadino di Galzignano non hanno un indice di riproduzione altissimo, limitandosi ad un rapporto di 1 a 2 per esemplare.
Il guaio è che appartengono ad una fattispecie riconducibile alle capre. Non devastano i territori, a volte scavandolo in profondità come nel caso dei cinghiali, ma brucano i germogli, costituendo un pericolo non da poco non solo per i viticoltori, ma per tutti i coltivatori orticoli della zona». Forse il fatto che anche il loro abbattimento non contempli dati così eclatanti come nel caso dei cinghiali, ha indotto l’Ente Parco a non tenere un conto esatto degli abbattimenti.
Ma le eliminazioni ci sono. Tanto che qualche carcassa di daino abbattuto finisce, nel numero di due o tre capi al mese, al macello di Solesino, specializzato nel trattamento e nel commercio della carne dei capi abbattuti sui colli. «D’ora in avanti promette tuttavia il Presidente dell’Ente Parco, Massimo Campagnolo terremo un conto aggiornato anche dei daini, anch’essi oggetto di attenzione da parte dei selecontrollori». Non sono stati isolati del resto gli avvistamenti di gruppetti di daini proprio a ridosso delle tenute agricole della zona ad est di Galzignano (Il Gazzettino).
Il Daino nei cervidi dopo il capriolo è quello che ha il più alto “Incremento Utile Annuo”(IUA),è una specie alloctona, infatti proviene dalla Mesopotamia, da noi in italia si dice che fù portato a scopo alimentare, dai romani, x altri naturalisti, addirittura dai fenici?
Questa specie è quella che in natura fà più danni all’agricoltura, perchè oltre che di di nutrirsi di germogli di vite, scorteccia le piante; mentre il cervo lo fà in mancanza d’altro le scorteccia per nutrirsi; il daino le scorteccia quasi per diletto; hanno ragione i viticoltori a lamentarsi; il mio parere personale “gente mano alla carabina prima che sia troppo tardi”!!!