I numeri, pur elevati, non danno comunque conto di quella che dagli addetti ai lavori viene definita «la grande diffusione della detenzione di armi» nella nostra provincia. Ma restituiscono un quadro chiaro, relativo alle licenze concesse per un porto d’arma. Le quali, chiaramente, non indicano quante — armi — per coloro che ottengano il via libera dagli uffici competenti. Il padre della ragazzina uccisa da un colpo partito per sbaglio dal suo fucile a San Felice, imbracciato per un attimo dal figlioletto minore, per esempio, ne possedeva una decina, otto fucili e due pistole, tutte regolarmente denunciate e detenute per la caccia. L’analisi dei dati elaborati della Pasi — la divisione di polizia amministrativa e di sicurezza della questura di Brescia — e aggiornati al mese di ottobre, dicono di 45.428 licenze di porto d’arma in corso di validità: 27.863 per uso venatorio, la maggior parte, e 17.565 invece per uso sportivo.
Zoomando la lente solo sull’anno in corso, si registrano 5.027 licenze rilasciate, o rinnovate, appunto nel 2021: 3.293 per uso venatorio e altre 1.734 per utilizzo sportivo. In calo, sì, rispetto allo scorso anno, ma un peso notevole l’ha avuto la pandemia, durante la quale non solo la stagione venatoria è stata sospesa, ma su decreto sono stati prorogati i termini di validità di titoli e licenze scaduti in quel periodo (e che saranno riconosciuti come regolari, per ora, fino a novanta giorni dopo la fine dello stato di emergenza, fissato al 31 dicembre prossimo). Non tutti ottengono il via libera a possedere un’arma, però.
I controlli sono severi e abbracciano sostanzialmente due macro categorie di requisiti necessari: soggettivi — quindi di carattere psicofisico, certificati dall’azienda sanitaria o un medico abilitato, per escludere non ci siano patologie ostative ad ampio raggio — e oggettivi, perlopiù «di polizia» — cioè precedenti denunce o condanne per reati che potenzialmente portino a un abuso dei titoli. Negli ultimi cinque anni, per esempio, sono state rigettate dagli uffici della questura 408 prime istanze di porto d’arma. A fronte delle 183 che invece sono state revocate.
Sempre nel medesimo range temporale di riferimento, quindi dal 2016, ben 502 licenze sono state sospese in attesa di ulteriori accertamenti o sviluppi (si tratta di un provvedimento cautelare provvisorio quindi dalla durata limitata). Solo in città, quindi per i residenti nel comune di Brescia — dove sorge la questura — dal primo gennaio scorso ad oggi si contano 1.290 denunce di acquisto, o cessione, di un’arma. Che scendono a 105 in relazione al comune di Desenzano, dove ha sede il commissariato della Polizia di Stato. I due riferimenti territoriali di competenza della questura, quindi. Per il resto della provincia, sostanzialmente quasi tutta, chi detiene una o più armi, dopo aver ottenuto la licenza, ne denuncia la presenza in casa alla rispettiva stazione dei carabinieri (Corriere Brescia).