Una delle cacce che mi ha sempre affascinato è forse anche una delle più antiche che l’uomo abbia praticato: la Caccia alla Lepre.
Ho letto da qualche parte che la caccia alla Lepre veniva praticata già in tempi antichissimi, forse da molto prima dei Romani e quindi mi sono detto: “Può essere mai che sono un cacciatore da tanti anni e non ho mai cacciato la Lepre, la Regina Baffuta?!”. Finalmente però mi si è presentata l’occasione di farlo nel modo migliore e così quando Lorenzo mi ha invitato per una battua insieme a suo padre non è esitato un istante ad accettare. Lorenzo è un mio caro amico d’infanzia appassionato di caccia come me e nella sua famiglia la caccia alla Lepre è una tradizione da generazioni; il padre e il nonno da sempre l’hanno praticata per non parlare della loro esperienza come segugisti. Non potevo sperare in un’occasione migliore, penso proprio che mi divertirò. Il padre di Lorenzo, il signor Girolamo, nonostante l’età ama addestrare personalmente i suoi cani, magnifici esemplari di Segugio Italiano che, da quello che so, è tra le migliori razze che si possano utilizzare per la caccia alla Lepre; da ciò che racconta Lorenzo poi i cani addestrati dal padre sanno dimostrare di essere dei veri professionisti del settore.
Finalmente è arrivato il giorno che aspettavo, stanotte quasi non ho dormito per la voglia di cominciare e sono saltato giù dal letto già prima che suonasse la sveglia. L’attrezzatura è pronta, per questa giornata speciale ho deciso di portare il mio semiautomatico Benelli Vinci in calibro 12 con canna da 70 e strozzatura 2 stelle, magnifico fucile. Per le cartucce mi sono fatto consigliare da Lorenzo e ho portato delle 36grammi con pallini da 5 per il primo tiro e 38grammi con pallini da 4 per i colpi successivi. Una veloce colazione al bar del paese insieme a Lorenzo e al suo papà poi via verso la zona di caccia. La guida ovviamente è il signor Girolamo che alle sei del mattino ci ha già portati sul luogo di caccia, la campagna fuori Rispescia, a pochi chilometri da Grosseto da una parte, e dal Parco Naturale della Maremma dall’altra; il paesaggio della zona dove ci troviamo è una bella pianura in genere coltivata a grano ma che non disdegna qualche vigneto sparso qua e là per non parlare degli sconfinati campi di erba medica; la regolarità della campagna coltivata e dei filari dei vigneti è interrotta a tratti da angoli di vegetazione selvatica, in genere tra un limite e l’altro, e da qualche casupola agricola. L’atmosfera delle prime luci dell’alba immersi in questo paesaggio regala sempre una certa magia che forse solo i cacciatori posso cogliere appieno.
Mentre ancora faccio il turista e mi godo il paesaggio, c’è però chi non perde tempo: il signor Girolamo ha già fatto scendere i cani dalla jeep per cominciare a fargli sgranchire le zampe e nel frattempo ci rassicura, “il posto è buono, vedrete che oggi ci sarà da divertirsi”. Il vecchio pare parlare a ragion veduta perché tante altre volte ha già cacciato l’orecchiona da queste parti con ottimi risultati e conosce bene la zona. Le Lepri vengono in pastura in questi terreni, mi ha spiegato Lorenzo, ma essendo molto ampia come zona probabilmente i cani faticheranno un po’ a trovare la traccia giusta. C’è da dire in effetti che in questo tipo di caccia i cani fanno gran parte del lavoro. I segugi in genere vengono addestrati a seguire solo ed esclusivamente la traccia della preda che interessa al cacciatore, in questo caso la nostra amica dalle lunghe orecchie, senza farsi distrarre dalle tracce lasciate da altri animali come cinghiali, caprioli e altra selvaggina da pelo. Una volta liberi sul luogo di caccia i segugi cominceranno a girare alla ricerca della traccia giusta, dell’usta lasciata dal passaggio dell’animale, le fatte, qualsiasi traccia insomma che dia certezza che le Lepri sono passate da queste parti di recente per mangiare; in questa fase il conduttore, con la sua esperienza, aiuterà i segugi a superare eventuali incertezze qualora la traccia lasciata dalla Lepre sia molto articolata con false tracce, doppie, rigiri vari per arrivare infine al covo ove si nasconde. Così mentre io e Lorenzo ci troviamo due poste, ben distanti tra di noi, dove attendere la fuga della Lepre qualora i cani riuscissero a scovarla, il signor Girolamo avvia i cani sulle tracce della Lepre. Le poste che abbiamo scelto si trovano su percorsi quasi obbligati per la Lepre in fuga ed io, in quanto poco esperto di questo tipo di caccia, mi sono fatto guidare da Lorenzo che ha scelto la posta per me; da dove sto io riesco a vedere molto bene i miei compagni di caccia, ho a vista i cani e ho la visuale quasi completamente libera da ostacoli che potrebbero disturbare un eventuale tiro. Intanto seguiamo i cani con lo sguardo mentre fanno il loro giro di ricognizione abilmente condotti da Girolamo che talvolta si avvicina per indirizzarli sulla traccia o richiamandoli se si avvicinano troppo a qualche casupola agricola. Girolamo sembra concentratissimo a capire ogni minimo movimento dei suoi cani, ogni reazione mentre frugano il terreno alla ricerca di quella particolare traccia diversa da ogni altra. Sono cani eccezionali i Segugi Italiani, veri professionisti in questo tipo di caccia, sembrano capaci di scovare ciò vogliono in qualsiasi situazione e contro ogni difficoltà.
Fino ad ora, durante una abbondante mezzora di cerca incessante, i cani hanno regalato al massimo qualche scagno e qualche scodinzolamento ma privo di seguito concreto: qualcosa c’é ma pare che non ne siano certi. Per me che non sono abituato a questo tipo di caccia l’attesa è snervante, sono poco esperto ed ogni abbaio mi sembra un segnale positivo ma Lorenzo mi spiega che non è così. I cani comunicano tra loro coordinandosi e segnalandosi le tracce trovate seguendo gli odori più insistenti che segnalano un passaggio più recente del selvatico, distinguendo e scartando invece quelli meno importanti. Inoltre in questo periodo della Stagione le Lepri sono molto più furbe e spesso, prima della rimessa, percorrono le cosiddette doppie, cioè una sorta di piroette che interrompono improvvisamente la scia olfattiva spesso riuscendo a confondere anche i segugi più esperti. Finalmente dopo circa una decina di minuti sentiamo i cani abbaiare a tratti come se si richiamassero tra loro scambiandosi informazioni per avere una conferma, come a dirsi: “La traccia c’è è sembra quella giusta. Da queste parti è passata una Lepre e non deve essere lontana!”. Da questo momento in poi ha inizio una frenetica ricerca da parte dei segugi per scovare la lepre nel luogo ove si è rifugiata accompagnata da una colonna sonora di vocalizzi ben cadenzati e sempre più frequenti. La nostra attenzione sui cani aumenta ad ogni istante ed improvvisamente un abbaio stridulo e prolungato squarcia la campagna mentre nello stesso istante un lampo scuro attraversa la porzione di campo dove si trovavano i cani per dirigersi proprio verso di noi. Lorenzo esulta “Eccola!” e imbraccia immediatamente la sua doppietta ma la Lepre sembra troppo lontana per lui. Ciò nonostante un secondo ancora e Lorenzo prova il tiro ma, non solo padella paurosamente per ben due volte, provoca anche un improvviso cambio di direzione della Lepre che spaventata adesso corre verso di me.
Una scarica di adrenalina mi attraversa il corpo. E’ la prima Lepre in corsa che vedo dal vivo, mi sta proprio davanti e sono a distanza di tiro durante una battuta di caccia. Quasi stento a crederci ma mi trovo al posto giusto al momento giusto; i pensieri si accavallano ma, come fosse una reazione istintiva ed automatica, imbraccio il mio calibro 12 e tutto nella mia mente si schiarisce. Seguo con il mirino quel fulmine scuro che attraversa il campo dinanzi a me. E’ velocissima! Sto quasi per provare a sparare ma improvvisamente sento un fischio forte e prolungato. Mi blocco un attimo per capire cosa accade è mi accorgo che a fischiare è proprio Lorenzo. Mi aveva parlato di questa tecnica ma me ne ero dimenticato e, sinceramente, non ci ho neanche creduto tanto. In effetti Lorenzo mi ha anche confessato che non sempre funziona ma stavolta, incredibile ma vero, la Lepre rallenta la sua corsa sfrenata quasi fermandosi in mezzo al campo probabilmente per capire da dove arriva quel suono prolungato. E’ il mio momento. Non posso perdere quest’occasione. Ci siamo solo io e la Lepre. FUOCO!
Per un istante mi sembra di non udire più alcun suono dopo lo sparo ma l’abbaio sfrenato dei segugi che raggiungono la preda abbattuta mi riporta alla realtà. La mia prima “Regina baffuta”, onore a lei, rotola su terreno ed infine resta immobile. Non ci credo! Ho abbattuto la mia prima Lepre. Aveva ragione il signor Girolamo, cacciare la Lepre è un’esperienza indimenticabile e ricca di colpi di scena. Non mi sentivo così emozionato da quando sono andato a caccia la prima volta con papà e il nonno, non dimenticherò mai questa giornata.