Il 2016 per lo zodiaco cinese è stato l’anno della scimmia, mentre il 2017 è l’anno del gallo. Da noi in Italia, che siamo decisamente più conservatori, abbiamo interrotto l’alternanza e ancora una volta abbiamo confermato l’anno del cinghiale. Praticamente in ogni regione italiana, da nord sud, è scoppiata l’emergenza “sus scrofa”. Mentre in passato gli incontri avvenivano più a ridosso delle aree rurali, negli ultimi periodi, gli audaci ungulati, si sono spinti fin dentro i perimetri urbani, scorrazzando pericolosamente in mezzo a strade centrali e causando incidenti, purtroppo anche mortali. Ogni giorno sui social possiamo leggere “post” che testimoniano inequivocabilmente il preoccupante dilagare del fenomeno e, proprio dai commenti degli utenti, appare evidente la solita netta spaccatura tra i due fronti opposti…ma fino a qui è legittimo, ognuno deve avere il diritto di esprimere la propria opinione, anche se si tratta di sciocchezze dettate dall’ignoranza in materia, ma sempre nel rispetto assoluto di quella degli altri. Devo dire con sincerità, e con scarsa possibilità di essere smentito, che l’educazione e il rispetto appartengono più ai cacciatori che ai non meglio identificati difensori della natura che, non avendo argomentazioni solide, si lasciano andare a insulti e minacce, anche piuttosto colorite e ridicole.
Ma quello che non mi sembra giustificabile, visti gli evidenti scarsi risultati raggiunti in materia, è l’atteggiamento inconcludente e superficiale adottato da chi, invece, il problema, per ruolo conferitogli, dovrebbe affrontarlo e risolverlo. Nei diversi Istituti ed Enti, creati per monitorare e gestire il fragile equilibrio delle nostre specie faunistiche, è possibile che non riescano a produrre una soluzione efficace? O forse le soluzioni le hanno trovate, ma chi dovrebbe adottarle non ha il coraggio di farlo? Non voglio credere al fatto che esperti professionisti indichino come strategia la distribuzione di pillole anticoncezionali o il miracoloso immuno-vaccino con finalità di sterilizzare l’animale, o altre soluzioni ancora più creative….cerco di essere serio e obiettivo e mi chiedo: se non ci sono i soldi per tappare le buche, per smaltire i rifiuti urbani, che per inciso costituiscono una fonte di approvvigionamento di cibo per i selvatici, e per tante altre finalità sociali ben più importanti, come faranno a trovarli per acquistare i prodotti farmaceutici, per pagare le persone che li distribuiscano sul territorio? Inoltre, questa somministrazione come avrebbero intenzione di farla? Per chiamata diretta con la presentazione del documento o spargendo il prodotto sul territorio? Ma a quel punto non c’è il rischio che qualche altro animale ignorante, che non sa leggere e non capisce che il prodotto è solo per i cinghiali, potrebbe erroneamente assumerlo? O forse esiste un tipo di mangime che piace soltanto esclusivamente agli onnivori cinghiali? Se per caso fosse così per favore ditecelo!
Le diverse amministrazioni pubbliche illuminate, che hanno considerato una vittoria la soluzione di fare accordi con le associazioni private di cittadini, che con senso di responsabilità si fanno carico di aggiustare le buche delle strade, non potrebbero allora fare la stessa cosa anche con noi cacciatori… in fondo anche noi buttiamo (pardon paghiamo) le tasse per avere in cambio dei servizi che poi ci facciamo da soli…anzi noi le paghiamo due volte come cittadini e come cacciatori!!
Inoltre, e ora faccio del banale populismo, non si potrebbe fare in modo che la carne del selvatico, dopo gi opportuni e doverosi controlli, possa andare alle mense caritatevoli? Sono sicuro che i Cacciatori, che non devono mai essere confusi con i bracconieri, saranno ben felici di contribuire in questo modo. Chiudo invitando tutti a fare una riflessione: mentre i cinghiali fanno egregiamente il loro lavoro, trovano cibo dove è più facile e colonizzano aree nuove di cui hanno sempre più bisogno, visto l’elevato numero di esemplari che gli è stato permesso di raggiugere, i nostri decisori stanno facendo altrettanto bene il loro?